e poi ci sono giorni così

Posted in questo blog with tags on febbraio 15, 2014 by sissablack

Svegliarsi e avere voglia di spaccare il mondo in due.
Ci sono giorni così.
Quelli che ti assale la grinta inside. Non si vede, non si sente, ma c’è. Continui a fare le cose di tutti i giorni, assisti alla banalità che ti circonda senza poter rovesciare l’ordine (in)naturale delle cose. Taci di fronte al fastidio ma, intanto, fai crescere il leone nello stomaco.
Insomma, ci stiamo lavorando, sempre.
Mai smettere di guardare avanti.
Solo così si può immaginare l’esistenza dell’oltre.

ritratti plantari

Posted in questo blog with tags , on febbraio 10, 2014 by sissablack

Oggi dico a voi. Ehi, voi: quelli che si fotografano i piedi dappertutto. Sembra quasi che Amélie Poulain vi abbia amputato i piedi a tutti e li abbia portati in giro per il mondo al posto del nano da giardino.
Io lo trovo macabro.
Per altro devo costatare con ribrezzo che trovare un piede in forma è cosa rara, cari i miei feticisti perbenisti.
State semplicemente mettendo in bella mostra le vostre patologie plantari, sappiatelo.
Il fatto che ne andiate pure fieri mi fa rabbrividire.
Credete di avere i piedini di cenerentola ma, invece, nella stragrande maggioranza dei casi, vi ritrovate col fettone di Frodo Baggins. Rendetevene.
Mi sono permessa di fare un elenchino delle vostre schifezze più diffuse.
Mi scuso perché non è esaustivo, ma tendo rimuovere gli orrori a cui mi sottopone quotidianamente il mondo. I vostri piedi fanno parte di quegli orrori.

– in cima alla top ten c’è l’alluce valgo. Tu, donna con l’alluce valgo, tu donna sfortunata, donna scellerata. Proprio a te donna, doveva venire la fissa per i sandaletti con gli strass? Ne hai un cassonetto pieno, non mentire. Il numero spropositato dei tuoi selfie plantari parla da se.

– Segue Sandy dai mille colori, mille colori dei fiori, mille colori improbabili di smalto. Io , generalmente se mi metto a riflettere sull’impossibilità di percepire i colori oltre l’ultravioletto e oltre l’infrarosso sento come un cerchio alla testa. Voi, giovini donne dall’alluce fucsia, siete la prova che le nostre percezioni umane sono limitate. Però mi provocate lo stesso mal di testa. PS: ricordatevi che il mignolo esiste, sembra sempre che abbiate solo 4 dita.

– donne tarchiatelle, dita poco belle. Ecco, vi ho coniato pure una rima del cazzo. Sì, se la natura vi ha fatto tozzette quasi sempre il vostro piede lo dimostra. E’ uan cosa disgustosa guardare le vostre ditone libere sulla spiaggia, sembra che ve le abbiano mozzate con la sega elettrica. Se aggiungete pure lo smalto rosso sangue l’effetto dexter morgan è assicurato.

– uomini, tutti. anche quelli che fanno la pedicure, anche quelli gay, anche quelli alti-belli-biondi. I vostri piedi sono pelosi. Vi concedo la misericordia del sandalo estivo solo perché sono drogata di birkenstock e conosco la grazia e il perdono. Poi basta però. Mettete via quei cellulari, ovunque siate.

– le fotine ai piedi della vostra prole, peggio se accompagnati da quelli della vostra lei. Ovvio che da qualcuno devono aver preso. Dovete proprio sbandierare al mondo che non è figlio dell’idraulico? Anche se fosse non me ne potrebbe fregare di meno.

Pertanto : stop ai selfie plantari, vi prego. Tenetevi stretto quel briciolo di dignità che vi rimane.

celo – manca

Posted in questo blog with tags on gennaio 24, 2014 by sissablack

Manca.

Oggi mi manca una cosa strana, assurda, che ogni tanto mi prende QUI e me ne dispiaccio.

Io non so il latino. E non perché a scuola fossi ignorante in latino ….non no, io nel piano di studi il latino non ce l’avevo proprio.
Dicono che il latino apre la mente, anche se è una lingua morta. Che poi puoi andare a fare la Normale di Pisa e anche l’astronauta, se lo vuoi.
A me questa cosa del latino manca, mi è sempre mancata. Più dell’inglese, sarò scema.
Vorrei leggere le lapidi nelle chiese con la scioltezza di un bigliettino da bacio perugina.
E invece rimango lì, ‘gnurante. Strizzo un po’ gli occhi e mi fingo ciecata. “Mi spiace, non vedo fin lì”.
Che poi è vero …in parte…se non vedessi certi caratteri alti come un puffo altro che ritiro di patente…mi dovrebbero fornire all’istante un cane guida.

Insomma…ah, le lingue morte. Che dolore.
C’è chi dice “a chi serve una lingua morta che nessuno la parla? che ci fai?”

Ora, analizziamo questa frase perché in se riassume la bellezza della cosa.

A) lingua morta. Morta. Morta, avete capito? E’ morta! Può non piacermi?????
B) nessuno la parla. Bene! Meglio! E chi ha detto che la voglio parlare? Io non la voglio parlare. Anzi non voglio parlare. Mi sembra perfetta.
C) che ci fai? ….oh, a un certo punto ….saranno poi cazzi miei????

ti auguro un nuovo anno!

Posted in questo blog with tags on dicembre 31, 2013 by sissablack

Ecco il più alto livello di poesia mai raggiunto per un augurio di fine/inizio anno.
Cos’altro aggiungere?
Che, poi, non è ben chiaro se sia un augurio o una maledizione: visto il sequel di anni difficili che ci precedono si potrebbe anche dire “no grazie, sono a posto così”.

Sì: non cambia il mio approccio all’ultimo giorno dell’anno, non cambierà il mio approccio al primo giorno dell’anno, e così via. Ventate d’aria fresca , all’orizzonte, non se ne vedono.

“ti auguro un nuovo anno!”

Possibile, ma non scontato: come dire. Almeno la frase è priva di quell’ipocrita, scontatissimo e consumatissimo “buon”. E , tutto sommato, suona pure più leggera.

cosa ti piace,BkG? ….gli asterodi. quelli grossi.

Posted in questo blog with tags , , , on dicembre 27, 2013 by sissablack

Aspettavo la cometa ISON , questo Natale. Speravo che gli astronomi si stessero sbagliando: dicevano che si sarebbe dissolta al perielio e che non ce l’avrebbe fatta. Purtroppo hanno avuto ragione.

Speravo che gli astronomi si stessero sbagliando… pesantemente.

Sinceramente speravo che ISON resistesse al perielio, sbagliasse strada, si dirigesse verso al terra e…BUM. Via tutti e buon Natale.

Niente da fare, lei si è estinta e noi ancora no. L’erba cattiva non muore mai.

Alla domanda cosa ti piace, oggi risponderei senza indugio:
“gli asteroidi, quelli grossi”.
Mi è venuto l’hobby dell’impatto, per sconfiggere il logorio della vita moderna.
Mi sollazzo e trovo conforto nell’idea della catastrofe globale. Il mago odia definitivamente il canale 56.

BkG, ma tu non vai a ballare il sabato sera? Non ti fai le canne? Non vuoi uno o due royal baby con l’accento di Oxford?

Risposta n°1: NO.

Risposta n°2: ma una sporta di cavoli vostri, mai? Per Natale, almeno, che siamo tutti più buoni. Prendete l’universo, per esempio: è stato più buono di me, quest’anno. Lui vi ha graziato, io non l’avrei fatto.

 

stay BkG

mi avvalgo della facoltà di non postare

Posted in questo blog on ottobre 17, 2013 by sissablack

Vi chiederete perché da un po’ di tempo a questa parte non scrivo più niente.

Beh, mi sono rotta un po’ le balle di scrivere che non succede mai niente e allora ho pensato che era più coerente non scrivere niente.

Poi, improvvisamente, capito sul blog di una tipa che manda a quel paese tutti senza pensarci due volte e scrive di cose assurde anche se non le capita mai veramente niente.

Pertanto ho sentito il dovere di aggiornarvi anch’io, un attimino, sul fatto che non sta succedendo proprio un cazzo di niente. E che anch’io ho voglia di mandarvi in culo tutti. Ma proprio tutti.

history repeating

Posted in questo blog on settembre 24, 2013 by sissablack

Abbiamo ancora la congiuntivite. Ebbene sì. Dico abbiamo non a caso: ormai quello che sente Gil lo sento io e viceversa. Viviamo in simbiosi, unite da una specie di invisibile cordone ombelicale. No, che schifo, cordone ombelicale proprio no. Viviamo in simbiosi, ecco.

Ogni tanto la esorto a non morirmi mai, sennò andrò giù di testa. Lei mi guarda con quella faccetta tipica da checcazzodiciguardachenonticapisco. I love you so much, comunque.

Beh, siamo di nuovo in preda alla congiuntivite e io sbrocco, perché non c’è goccina , impacco o santamadonna che gliela faccia passare. Dico al mago che bisogna andare dal veterinario. Poi penso che no, non glielo dovevo dire, perché io devo farcela da sola, senza che queste mille fobie mi scassino la vita, ma non ce la faccio da sola. E intanto la congiuntivite di Gil peggiora e io dico “ecco, adesso muore ed è colpa mia”. Allora ripeto al mago che dobbiamo andare dal veterinario. Dobbiamo andare dal veterinario. Dobbiamo andare dal veterinario. Dobbiamo andare dal veterinario. E allora lui si incazza e poi sbrocchiamo insieme e se ne va sbattendo la porta.  Beh, stavolta ho superato me stessa. Quindi, niente, io poi sbotto in lacrime, perché quello mi riesce da dio, e comincio a ripetermi noncelapossofare-noncelapossofare-noncelapossofare. Poi smetto di piangere e tutto ricomincia da capo. E poi ancora, ancora e ancora.

 

 

confesso…

Posted in questo blog on settembre 18, 2013 by sissablack

confesso…che se io abitassi in un piccolo villaggio lungo le rive del Gange comprenderei il senso di questa verruca plantare.
Se non per le abluzioni nelle Sacre Acque … potrebbe sempre essere a causa di un alquanto probabile Karma ostile, tormento di questa vita.
Oppure, molto più spiritualmente, potrebbe essere il Karma della verruca: sì perché se in vita ti comporti male ma molto molto male, poi, ti puoi anche reincarnare in verruca.
E allora non mi accanirei contro di essa con cerotti e dottor shultz indù, ma lascerei che lo spirito compia il suo cammino e continuerei a passeggiare a piedi nudi nelle fogne a cielo aperto della mia ridente cittadina, tanto che ce vvoi fa.

Ma io non vivo lungo le sponde del Fiume Sacro, no, e penso che se solo mi ci avvicinassi morirei sedutastante per certi batteri volanti, grossi come siluri, ai quali i nativi sono certamente immuni.
Anzi, io non cammino scalza manco in casa mia, dove passo acqua e lisoform a giorni alterni.
E allora, sta cazzo di verruca, da dove salta fuori?

gli unti del signore

Posted in questo blog with tags , , on settembre 15, 2013 by sissablack

Giuro che al prossimo che mi dice “vedrai che prima o poi andrà meglio” staccherò un pezzo di faccia a morsi, come Hannibal Lecter.
Non bastava la carenza di lavoro, mia madre che lasciamo stare, non imbroccarne una che sia una, il tetto che si sfonda, l’inarcassa che aumenta, il marito con la gastrite, la gatta con la congiuntivite, gli esami che vanno male, l’insonnia e la depressione e i morti. No. Ci voleva anche la cistite.
Ma sopporterei anche tutto, seppur malvolentieri …. sopporterei.
Purtroppo quel che la mia vista non sopporta più è il continuo essere circondata da unti del signore. Esseri mediocri, non troppo capaci né intelligenti, non particolarmente belli , né simpatici, né dotati di qualche specialissimo superpotere … ai quali va tutto sistematicamente a gonfie vele. Hanno i lavori migliori, gli stipendi migliori, le case più belle, le famiglie più splendide, i sorrisi più durbans, la salute più di ferro. Ma soprattutto hanno la più superlativa arroganza che si possa immaginare. L’arroganza di chi sa di essere l’unto del signore. Migliori per grazia divina dunque, o per diritto di nascita: che, poi, generalmente, i due fattori coincidono.
Ecco.
Quando costoro mi dicono “vedrai che andrà tutto a posto”, con quel sorriso stampato di chi fottutamente crede di essere immune alla sfiga e di aver pronunciato una specie di incanto patronus io sorrido, ma … vorrei staccare loro un arto, lanciarlo nel savena (che si sa, pullula di pantagane) e dirgli di andarselo a prendere. E vorrei vederli correre, sanguinanti, verso il fosso … e sapere che stanno udendo la la mia voce che tra le frasche echeggia : “vedrai che andrà tutto a posto!”.

non mi dispiace troppo invecchiare, invecchiare troppo invece…

Posted in questo blog with tags on settembre 7, 2013 by sissablack

Non mi dispiace troppo invecchiare. Non è così grave non essere giovani, avere le rughe, essere un po’ meno arzilli e tutta quella roba lì.
Non mi dispiace essere quella che sono.
E’ che a volte ho nostalgia di quella che ero.
E’ come quando ti dispiace perché un vecchio abito non ti sta più.
Magari non lo metteresti comunque, è fuori moda ormai.
Però lo proveresti, giusto per vedere un attimo, riflessa nello specchio un’immagine che non esiste più, se non nei tuoi ricordi, nella tua mente, su qualche foto sbiadita.
Già, non esiste più. Saresti ridicolo, oggi, con quel vecchio vestito.
Che una volta però ti stava da Dio.